Dopo il Neorealismo, lo Sperimentalismo, la Poetica dell’impegno e del rispecchiamento della realtà, dopo il riflusso nel privato oggi si assiste a un grande proliferare di testi poetici caratterizzati, a nostro avviso, da un moderatismo che evita gli eccessi e da un ripiegamento sul proprio io e le sue interiori fluttuazioni. A questo punto è naturale chiedersi se tutto ciò che si produce in versi è poesia. Ungaretti aveva proposto un suo criterio empirico, allorché scrisse: «La poesia è poesia solo se uno, udendola,da essa subito si sente colpito dentro, senza immaginare ancora di potersela spiegare…». Un tempo si parlava d’ispirazione e Dante scriveva «I’ mi son ur che quando/ Amor mi spira, noto, ed a quel modo / Ch’e’ ditta dentro, vo significando.» (Purg. XXIV vv.52-54). Molti secoli prima Platone ebbe a dire «Il poeta è incapace di comporre prima di essere ispirato». Naturalmente ci si riferiva alla vera poesia e non a quella intellettualmente costruita attraverso giochi linguistici come fotografi ca riproduzione del reale, semplice cronaca in versi. L’ispirazione è sempre stata considerata un fattore essenziale del prodotto artistico, esperienza di qualcosa che trascende la normale attività conoscitiva o pratica, che comporta un vivo potenziamento delle facoltà estetiche. La prima conseguenza di questa condizione che potremmo denominare “uno stato di grazia” è una visione personale del mondo e delle cose, da cui discende la sorpresa che la vera poesia continuamente suscita. Affermare il carattere formale dell’ispirazione, signifi ca liberare il poeta da vincoli di qualsiasi tipo, sia dalle ideologie politiche che dalle astratte teorizzazioni estetiche, signifi ca tornare a quella coscienza subliminale da cui nasce l’emozione poetica e il suo momento privilegiato. La creazione poetica non può essere considerata alla stregua di un atto ordinario dell’operare umano segnato da intendimenti praticistici. E non si tratta di un’esaltazione romantica ma di un’autentica realtà, come ebbe a individuare Heidegger, quando scrisse che il poeta «abita poeticamente sulla terra» e riesce ad estraniarsi dalla vita banalizzata per raccogliersi nella penetrazione».
Il presente dizionario che segue «Poeti del Duemila» e «Poeti del Nuovo Millennio» 2001, editi dalla Latmag sotto la direzione del compianto Franco Maria Maggi e di Franco Latino, presenta poeti già segnalati ed altri nuovi, questa volta solo nelle notizie biobliografi che, senza giudizi critici. Si tratta di
poeti per la maggior parte già noti sul piano nazionale e di altri meritevoli di essere segnalati. Come si è detto all’inizio, non vi sono avanguardisti che propongono rotture con la tradizione e proposte presuntuosamente innovative, ma poeti che s’inseriscono nella tradizione con il loro bagaglio di esperienze ed emozioni personali che raggiungono spesso quel diapason che è proprio della vera poesia, sia essa lirica o satirica.

Silvano Demarchi

L’Editore ricorda e ringrazia tutti quegli illustri letterati che hanno dato un fattivo contributo alla realizzazione e al successo di quest’opera e dei Dizionari delle precedenti edizioni «Poeti del Duemila» e «Poeti del Nuovo Millennio» pubblicati dalla Latmag Editore nel 1993 e nel 2001. In modo particolare ringrazia il prof. Silvano Demarchi, il prof. Eugen Galasso, il prof. Vincenzo Rossi, il prof. Elio Andriuoli, il prof. Mario Ancona, il prof. Virgilio Righetti, la prof.ssa Rosa Berti Sabbieti, Francesco De Napoli, il prof. Pasquale Martiniello, la prof.ssa Liana De Luca, il prof. Luigi De Rosa, la prof.ssa Piera Bruno.Ad memoriam un affettuoso e fraterno saluto a Franco Maria Maggi, direttore responsabile, (insieme a Franco Latino fondatore della Latmag), poeta,scrittore, giornalista e critico letterario, scomparso prematuramente lo scorso anno.

l’Editore

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