La montagna ha sempre incantato l’uomo con la maestosità e varietà dei suoi spettacoli, colpendo l’anima poetica che è in ciascuno di noi. Oggi constatiamo come anche le masse vadano riscoprendo la natura nei suoi valori di autenticità, di genuinità non ancora guastati dall’urbanizzazione selvaggia e dal progresso tecnologico. In questa anabasi o viaggio di ritorno, l’uomo trova modo di ritemperare le forze, di elevare lo spirito nella contemplazione delle bellezze naturali quasi a compensazione della inquietudine della vita quotidiana.
La vera rivoluzione nel modo di sentire e di intendere la natura, con particolare riguardo al paesaggio montano e boschivo, è stata attuata dal Romanticismo. La Natura non è più sentita come qualcosa d’inerte, ma come organismo vivente ricco di misteriose e arcane corrispondenze con l’animo umano. Mentre con la poesia tedesca campeggiano come elementi del paesaggio il bosco con tutto il suo mistero o il pascolo alpino, in quella italiana per la particolare configurazione fisica, il paesaggio prevalentemente è marino, collinare o pianeggiante. Occorre arrivare a Carducci per avere efficaci descrizioni della montagna in composizioni che una volta si leggevano nelle scuole e si mandavano a memoria come l’ode “Piemonte”, in cui il poeta canta le dentate vette del Gran Paradiso “Su le dentate scintillanti vette / salta il camoscio, tuona la valanga” e tutta la cerchia delle Alpi piemontesi con i fiumi che dai ghiacciai scendono con l’impeto d’un battaglione, per poi arricchirsi di riferimenti storici e patriottici. Oppure “Cadore” che nella sua trama risorgimentale non manca di offrirci suggestivi scorci rupestri o ridenti pascoli. Generalmente il poeta vive ancorato al paesaggio d’origine che l’ha visto crescere e che è a lui più famigliare, ma vi è anche chi, preso da stupore, canta altre bellezze naturali come l’”enotrio aedo” sopra ricordato. Ed è quanto avviene nella produzione poetica altoatesina di autori spesso provenienti da altre regioni che hanno subito l’incanto della montagna, dei suoi pascoli, dei laghetti incastonati nei boschi o magari nella fiabesca colorazione delle Dolomiti a sera. Questa antologia vuole offrirci un paesaggio sostanzialmente nuovo nella poesia italiana con i connessi sentimenti di candore e di tensione verso l’alto, che la montagna suscita.

Silvano Demarchi

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