Luis Sepulveda, morto a 70 anni di Covid 19, è stato un vero scrittore (oggi ce ne sono pochi) di grande impegno politico (è sempre stato un rivoluzionario), che però seppe scrivere con grande intelligenza stilistica e relativa alla produzione di senso, dove anche la metafora politica e sociale è profondamente presente, ma seza forzature demagogiche.

Cileno con la cittadinanza francese, visse anche a Mosca, a Parigi, a Heidelberg.

Sue opere tra le più importanti e conosciute anche in Italia: “Crónicas de Pedro Nadie” (1969), dove “nadie” vuol dire “nessuno”, con significativo riferimento alla tematica dell’identità, tratta anche da Pirandello in “Uno, nessuno e centomila”, “El viejo que leìa novelas de amor” (Il vecchio che leggeva storie d’amore, 1988), “Patagonia Express” (1995), “Historia de una gaviota y del gato che le enseno a volar” (Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, 1996), “El fin del historia” (“La fine della storia”, 2007 ).

Scrittore molto letto, non sempre compreso di significativo valore letterario.

Eugen Galasso

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