“ES: la vita ha gli occhi azzurri”
Romanzo di MASSIMO CIANETTI
di Eugen Galasso
Es: La vita ha gli occhi azzurri. Il rapporto dialettico-conflittuale (ma senza possibilità di alcuna sintesi) tra Es, Id, ossia pulsioni istintuali e l’Ego-Io (coscienza,ragione), ma anche con il Super-Ego (Superio), ossia tradizione, educazione anche impositiva-Padre, Famiglia, Religione, Cultura della “traditio”, ossia del “trasmettere”. Del “dare avanti”, per riprendere la celebre tòpica freudiana, è senz’altro al centro del romanzo, estremamente efficace e “leggibile”, perché appassionante, di Cianetti, e lo si ritrova sia nella figura di Napoleone Martini, il padre, il “patriarca”, di cui però la malattia e l’agonia riveleranno la “fragilità”(tutte definizioni relative), il “banchiere- inquisitore”, sia il figlio, il “dissoluto” Andrea, cocainomane e “sessuomane”, pubblicitario brillante, indeciso tra la volontà di formare una famiglia e la volontà di cedere ad ogni “istinto sessuale” e “para-sessuale”, tra le illecebre di modelle, escort, delle cuginette vogliose, in una totale endiadi sesso – cocaina, che ricorda (involontariamente, dato che non credo che Massimo Cianetti frequenti questi testi e queste musiche) il pur notevole cantautore austriaco Boris Bukowski con la canzone “Kokain” (1987) in cui si dice, appunto endiadicamente, dove la similitudine diventa equazione: “Du bist wie Kokain, Kokain, /und gehst mir nicht mehr aus dem Sinn” (“Sei come cocaina, e non mi esci più dalla mente”). In questo romanzo sospeso tra profezia e realismo, nella figura di Napoleone che, anche per i sensi di colpa verso la moglie, sempre trascurata e disprezzata, recupera le sue tendenze verso spiritismo e profetismo, dal famoso veggente d’epoca umanistica Nostradamus al più recente occultista e “mago” torinese Gustavo Adolfo Rol (1903-1994), quasi “venerato” da tutti/e i/le borghesi di Torino, anche ipercattolici(che), pur nella consapevolezza che l’ortodossia religiosa proibisce pratiche magiche e occulte, si individua anche, con un tratto antropologicamente e sociologicamente forte, un tratto tipico della realtà italiana e in specie anche toscana (San Perpignano, nella fattispecie), dove convivono spesso cattolicesimo e massoneria. Un tratto che è comune anche ad altre realtà neolatine, come la Francia, la Spagna e in forma anche più macroscopica l’America Latina, con il Messico teoricamente laicista ma che s’inchina di fronte alla “Virgen de Guadalupe” e un grande presidente del Cile democratico, Salvador Allende, notoriamente al tempo stesso massone, socialista e cattolico. Storia di conflitti, di tensioni, di una razionalità che cede alla “superstitio” (letteralmente il “resto residuale”), di profezie che si avverano (o no? Forse sono solo eventi naturali, ma … il dubbio rimane), ma soprattutto, nella ridente quanto gravida di grandezza realtà storico-culturale toscana e segnatamente di San Perpignano (meta turisticamente ambita, come è noto; Milano e Vienna, sono invece sullo sfondo), la vita, l’amore (ma anche il sesso, appunto), la morte, per citare Claude Lelouch, insomma le esperienze “apicali”, con un “end” che non è certo “happy end”, anzi ripropone una verità biblica invero molto laica, quella riassumibile nell’espressione “Vanitas, vanitatum vanitas et omnia vanitas” (Ecclesiaste- Qohelet, nella traduzione della “Vulgata”, 1, 2 e 12,8), ripresa poi sempre dal grande drammaturgo- poeta spagnolo Calderon de la Barca in “La vida es sueno”, in Goethe, in Grillparzer, in tutta una tradizione forte quanto presente nella cultura moderna e contemporanea.
Massimo Cianetti
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