La scomparsa di Elisa” di Luana Angermayer segna non una rottura, ma uno sviluppo ulteriore nella scrittura di quest’autrice, già molto conosciuta come pittrice, che però, con i due libri precedenti (“Punto e a capo”, racconti, Milano, Lampi di stampa, 2011 e “Delitto nel parco”, romanzo,  ibidem, 2012), si era distinta come scrittrice, appunto, con una cifra sua, basata sia su racconti sui fatti cruciali ma anche quotidiani dell’esistenza sia anche sulle dimensioni, comunque presenti, purtroppo nell’esistenza, quelle del Male, del delitto, della violenza comunque perpetrata, ma sempre nella dimensione di un “giallo antropizzato”, a misura di persona umana. Non si tratta qui di proporre differenze e somiglianze con i libri precedenti, un “gioco” (play) che potrà fare agevolmente il lettore/la lettrice, se vorrà. Conviene invece, credo, insistere sul carattere nuovo o di maggiore insistenza-accentuazione (quasi delle “zoomate”, per usare un linguaggio cinematografico, certo adatto al “noir”) di questo nuovo romanzo: qui risaltano due elementi, come ripeto, non assenti nei testi precedenti, ma non così risaltanti, “aggettanti” come qui.

Si tratta: A) della tematica della violenza di genere, segnatamente contro le donne, che qui acquista una particolare evidenza e un rilievo forte, insieme alla consapevolezza acquisita, da parte della protagonista ma anche delle sue amiche, all’autonomia e all’autodifesa, dove la prima è categoria teorica, la seconda pratica; al tempo stesso le donne del libro rimangono pienamente femminili, non si “maschilizzano”; B) dell’accentuazione degli elementi “dark”, anche quasi scenograficamente, che però non porta (e l’annotazione non appare peregrina, anzi) all’acquiescenza a modelli inutilmente “biopsia” come nei romanzi di Patricia Cornwell e di altri autori consimili e nelle serie TV made in USA che su tali elementi hanno costruito la loro (voyeuristica) fortuna. Appare poi quasi pletorico dire (o meglio ridire) che la scrittura di Luana rimane fluida, discorsiva, colloquiale, paratattica, fondata soprattutto (ma non esclusivamente) sul discorso diretto, favorendo un approccio semplice anche al lettore (alla lettrice) non proprio attentissimo/a. Della Angermayer come autrice (oltre che, naturalmente, come artista visiva) sentiremo parlare ancora a lungo.

Eugen Galasso

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